Connessi e in relazione

Connessi e in relazione

Anselmo Grotti, Connessi e in relazione. Presente e futuro delle nostre vite al tempo della rete, Ave, Roma 2021, pp. 207, € 14

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“II futuro entra in noi prima che accada” (R. M. Rilke). Il futuro digitale è entrato già in noi, e sta per accadere. Quale futuro si realizzerà dipende da un insieme di scelte. Un futuro apocalittico, in cui al disastro ambientale si sommano e si intrecciano la manipolazione delle coscienze e la desertificazione delle relazioni? Oppure un allargamento e una condivisione di consapevolezza umana, un incontro fecondo tra una pluralità di voci, culture, identità che non si lasciano intrappolare né dalla omologazione spersonalizzante né da sovranismi rancorosi? La dicotomia fisico/digitale è ampiamente inadatta a comprendere quanto accade. Algoritmi, intelligenza artificiale, attività on line sono sempre più pervasivi e la pandemia ha accelerato il processo, nel lavoro come nella scuola e nelle relazioni sociali. I governi autoritari sembrano trovare nei controlli informatici nuovi strumenti di oppressione, mentre le democrazie sono in difficoltà per il potere di grandi monopoli privati e devono fare i conti con la capacità di fomentare tramite i social fake news irresponsabili, come le teorie negazioniste dell’Olocausto e della pandemia, o l’assalto violento al Senato americano. Come progettare la formazione delle nuove generazioni e come curare le capacità di attenzione, concentrazione, giudizio critico di tutti? Abbiamo bisogno di un “umanesimo digitale”, capace di farci vivere “connessi” ma anche “in relazione”. Questo libro apre uno sguardo sul presente, sui (possibili) futuri – al plurale – della nostra vita sociale e psichica e su come cambiano le relazioni, i processi di rappresentazione della realtà, i modelli di apprendimento, la politica e l’economia, cercando di tracciare vie percorribili in questo contesto. Un contributo al bisogno che abbiamo di comprendere meglio quanto sta avvenendo e di progettare modalità umane per abitare un futuro che già inizia a essere un presente. E soprattutto per scegliere quale futuro, tra i molti possibili, sia più desiderabile
«La connessione digitale non basta per gettare ponti, non è in grado di unire l’umanità» ha scritto papa Francesco nella “Fratelli Tutti”. Ha ben messo in evidenza il paradosso che stiamo vivendo: «crescono atteggiamenti chiusi e intolleranti» che isolano, ma al tempo stesso «si riducono o spariscono le distanze fino al punto che viene meno il diritto all’intimità». Ne nasce una aggressività sociale che viene fatta propria e legittimata anche in politica. Non basta essere connessi se non si è in relazione. «Integrare realtà diverse è molto più difficile e lento, eppure è la garanzia di una pace reale e solida», la garanzia di quella “amicizia sociale” di cui parla Francesco e che va oltre il legame di “socio” per comunanza di interessi. Sono sfide per la politica al tempo del digitale: costruire reti di “amicizie” a colpi di like nei social equivale a una politica di clan e non di cittadinanza, all’idea del “prima io, il mio gruppo, i miei soci”. Emmanuel Lévinas ha scritto che comunicare è rendere il mondo comune, il che chiarisce nel modo più sintetico possibile la necessità di una buona comunicazione per una buona politica.